L'idea di incontrare una delle più famose e raffinate dominatrix di Francia è sufficiente a scatenare la mia più bassa curiosità voyeuristica.
Davanti al portone del suo palazzo al Bois de Boulogne mi chiedo cosa troverò nella sua casa: sale buie e minacciose? Fruste e catene abbandonate con nonchalance all'ingresso? Uno schiavo nudo che senza mai alzare lo sguardo ci servirà il tè? E il marito? Come in uno dei loro svariati giochi sarà nascosto da qualche parte a spiare la nostra conversazione? E non un marito qualsiasi, ma Alain Robbe-Grillet, il famoso romanziere capofila del Nouveau Roman. Salgo all'ultimo piano con l'ascensore e quando entro nell'appartamento di Catherine Robbe-Grillet sono costretta a ricredermi. Non senza una certa delusione. Sono in un vasto spazio luminoso arredato nei più puri codici bourgeois: solidi mobili di legno di fattura pregiata, qualche tableaux de maîtres e litografie ai muri, e un'incredibile quantità di libri. Madame Robbe-Grillet, classe 1930, ha il portamento elegante e la figura esile: indossa pantaloni bianchi dal taglio classico e un'elegante camicia di seta nera stretta in vita da una cintura. I capelli sono raccolti in uno chignon e il volto è leggermente truccato. Devo fare uno sforzo per scacciare l'immagine - descritta in un suo libro - di lei con tunica di tulle, lunghi guanti rosa e un boa bianco intenta a marchiare a fuoco le proprie iniziali sull'inguine del suo più fervente schiavo. E mi rendo conto del profondo décalage che separa quelli che hanno solo sentito parlare di sado-maso e quelli che lo praticano. E lo sdoppiamento di lei: da elegante e compita senior a bella di giorno. Ed è proprio questo il tema del breve diario, Le petit carnet perdu (Fayard) scritto sotto lo pseudonimo di Jeanne de Berg appena uscito in Francia: raccontare alcune pratiche per spiegare il sado-maso. Che per Catherine non è semplice svago ma una missione. Come prendere i voti. ![]() Madame, è vero che la sua vocazione per il sado-maso risale alla giovinezza? "Durante l'adolescenza ho studiato in un collegio di suore. Ero affascinata dalla liturgia della messa e dai martiri. È stata come una folgorazione: volevo diventare martire". Viste le sue attività non rischia di essere canonizzata. "Diciamo che il sado-maso è un'esperienza mistica senza un dio. Non vorrei esagerare parlando di religione, ma è sicuramente una pratica di sacralizzazione delle azioni e di profonda emozione". Oggi però sembra che l'S&M (come lo chiamano gli inglesi) sia diventato una forma di intrattenimento. "Già, il sabato sera si va in un locale e tra un aperitivo e l'altro si amministrano due scudisciate di qua, si ammanetta qualcuno di là... È tutto molto superficiale". E incomprensibile per chi non pratica: dolore e umiliazioni! "Tutte le fantasie erotiche sono accettabili. Il problema è che sono state fissate delle norme e ciò che sta al di fuori è etichettato come anormale. Esempio: ingoiare vermi (per me disgustoso) non è patologico. Al massimo è una pratica poco diffusa. E non fa male a nessuno! Forse al verme...". Non ci sono pratiche che sconfinano nel patologico? "Bisogna distinguere tra chi ha davvero bisogno dell'aiuto di uno specialista e chi vive benissimo la condizione di schiavo o di dominatore. Conosco un ricercatore di Harvard con una posizione sociale invidiabile che ha bisogno della sua dose di frustate. Ma credo che debba consultare uno psichiatra. Dobbiamo distinguere tra le persone squilibrate e gli altri, che considerano il sado-maso una passione come un'altra". Ma lei dice che il sado-maso ha proprietà terapeutiche... "Ne sono convinta. Così come si va da uno specialista la gente dovrebbe avere il diritto a delle sedute di sadoterapia rimborsate dalla mutua... Non sono la sola a pensarlo: Gilles Deleuze scriveva che una visita da una dominatrix ha le stesse proprietà terapeutiche di una seduta dallo psicanalista. Aiuta insomma a sentirsi meglio, a diminuire il peso dell'angoscia a controllare certe pulsioni". Come è diventata dominatrix? "Ero la schiava di un uomo che mi ha ordinato di ribaltare i ruoli (non dimentichi che il marchese de Sade andava regolarmente dalle prostitute per farsi scudisciare) e ho scoperto che mi piaceva. E poco per volta sono diventata autonoma". Perché ci sono così poche dominatrix rispetto agli uomini? "Perché continua a sussistere una grande differenza tra uomini e donne in materia di sesso e sentimenti. Sono pochissime le donne autonome che decidono di vivere fino in fondo le loro fantasie sessuali: nella maggioranza dei casi ci sarà un uomo che le controlla". Quindi le dominatrix hanno l'imbarazzo della scelta. "Sì: il numero di schiavi potenziali è infinito quindi noi donne possiamo scegliere con cura". E quali sono i criteri che determinano la scelta? "È l'atteggiamento della persona che mi fa capire se è un soggetto, anzi oggetto, interessante. Di solito faccio esaminare i postulanti da una persona di fiducia (spesso sono presente anonimamente) e se lei li trova credibili facciamo passare loro una sorta di primo esame sulla loro serietà e le motivazioni". Stiamo parlando da mezz'ora e non ha pronunciato una sola volta la parola amore... "L'amore c'è, eccome! C'è una persona che mi accompagna da 15 anni con la quale ho una profonda relazione affettiva e sentimentale. In fondo è come in una qualsiasi relazione amorosa, con le stesse dinamiche di coppia: uno ama più dell'altro, uno domina l'altro... Non vorrà farmi credere che in una coppia che non pratica il sado-maso non si instaura una relazione di potere tra i due partner! E la passione totale verso l'essere amato non è una forma di schiavitù?". Ci sono cose che non accetterà di fare? "Sono una dominatrice quindi sono io a decidere. Mi sono fissata una sola regola, l'irreversibilità". Si spieghi. "Mai mutilare né uccidere". Anche la scarificazione è irreversibile. "No, oggi con il laser si possono cancellare certe cicatrici". Quante persone ha marchiato a fuoco con le sue iniziali? "Solamente due: è un profondo segno d'amore, molto speciale. Infatti le due marchiature sono diverse: per una persona ho tatuato le mie iniziali e poi ho "firmato" con una sigaretta. Per l'altra ho fatto produrre un sigillo speciale in avorio e argento con la mia sigla". Gli adepti del sado-maso sono accusati di essere una casta di ricchi perversi e oziosi. "Le fantasie erotiche - anche le più bizzarre o inusuali - sono comuni a tutte le classi sociali. Non condivido questo atteggiamento snob e condiscendente che pretende di sindacare anche sull'eros degli individui: chi decide che un postino, un manovale o una colf non condividono le stesse fantasie erotiche di un ricco borghese libertino?". Ad esempio i suoi lettori che le inviano lettere di insulti. "Ho ricevuto centinaia di messaggi soprattutto da uomini e quasi tutti di approvazione. Mi è successo anche in passato". E lettere di curiosi? "Spesso ricevo richieste di persone che vogliono assistere a una delle mie cerimonie ma io rifiuto: è troppo facile fare il voyeur! I partecipanti devono essere implicati". Però la prossima cerimonia sarà semipubblica. "Una sera di questo mese in un appartamento che si affaccia sulle Tuileries. Parte della cerimonia si svolgerà in una stanza visibile dal giardino. Alcuni invitati potranno spiare di lì. Ovviamente alcuni passanti si fermeranno incuriositi: ma nessuno saprà chi, tra di loro, sarà poi invitato a salire". ![]() Erotismo e potere La carriera licenziosa di Catherine Robbe-Grillet non è priva di vertigine barocca. Debutta da masochista, come accade anche nel celebre Histoire d'O, scritto da Anne Desclos per il suo amante e boss, Jean Paulhan. Ma l'uomo-padrone di Catherine le ordina di ribaltare i ruoli, svelando così la vocazione dominatrice di lei. Ora, di uomini masochisti ce ne sono a bizzeffe, ma le donne crudeli a loro complementari scarseggiano. Questo drammatico squilibrio tra domanda e offerta fa quindi della sadica maîtresse - termine deliziosamente ambiguo, significa sia amante che padrona - una merce preziosa. È la donna che sognano, spesso invano, legioni di masochisti: non la solita prezzolata o l'annoiata coniuge accondiscendente, ma una a cui davvero piaccia fustigarlo! E la Nostra pratica così un ossimorico asservimento alla libido maschile. La dominatrice sadica, nell'era dell'emancipazione, rivela una piega inquietante della femminilità: il desiderio di servire ai capricci dell'uomo. Ma l'S&M - come ogni perversione - svela una verità scomoda sulla sessualità detta normale: i rapporti di potere in ogni rapporto erotico. Una dimensione micidiale che l'ideologia egualitaria camuffa. In amore chi si sottomette a chi? Quando ti rendi conto che l'altro ti ama più di quanto tu non l'ami, quanti sfuggono alla tentazione di lucrare sulla differenza? Sergio Benvenuto psicanalista, autore di Perversioni, Bollati Boringhieri ![]() Memorie di una ragazza col guinzaglio All'inaugurazione di un locale notturno parigino, molto tempo fa, una donna camminava portando al guinzaglio un uomo a torso nudo, con tanto di collare e maschera, facendosi strada in mezzo alla folla di invitati. Quando sono passati in un angolo più tranquillo, ho chiesto alla "padrona" se potevo usare su di lui un piccolo frustino brasiliano che portavo legato alla cintura. Era un frustino più decorativo che cattivo. Quando, dopo aver ricevuto il permesso, ho alzato il braccio, l'uomo con la maschera mi ha bloccato, afferrandomi il polso senza dire una parola. Non ho insistito, imbarazzata all'idea di essermi lasciata andare un po' troppo e rendendomi conto bruscamente che la supposta padrona era molto verosimilmente in servizio obbligato: la sua aria esitante e malferma avrebbe messo in guardia chiunque avesse avuto un po' più d'esperienza di me. Mi sono ripromessa che non ci sarei più cascata e che d'ora in avanti avrei diffidato delle situazioni apparentemente limpide. Dominatrice di circostanza per amore di un "uomo dalle passioni", si era piegata quella notte al suo desiderio esibizionista, come mi ha confermato qualche anno dopo un amico che la frequentava nel periodo dell'incidente. Adesso so che durante le serate organizzate nei club dove si incontrano gli estimatori sado-maso, la donna sola è raramente indipendente. All'ombra c'è quasi sempre un personaggio che, anche se assente, incombe su di lei attraverso l'attaccamento che la donna nutre nei suoi confronti e che si diverte a esercitare a distanza il proprio ascendente, in modo diretto o indiretto. Io stessa non disdegno di controllare ogni tanto i miei fedeli da lontano, allo scopo di verificare il mio potere, come mi è capitato di fare, ad esempio, in una bella serata primaverile a Parigi, quando ho inviato al mio amico T., con l'ordine di mettersi a sua disposizione, una giovane donna che all'epoca mi prestava una devozione esclusiva, come nel caso della piccola Anna con Claire in L'Image. Non per niente l'avevo soprannominata Anna. Anna aveva dei doveri nei confronti del mio amico, e di nessun altro: erano quelli i miei ordini. Li avrebbe rispettati? Per assicurarmene ho deciso, in combutta con T., di osservarla a sua insaputa. D'altro canto, chi non ha mai desiderato di essere invisibile per sorprendere la persona amata nella sua alterità, scoprirne i lati nascosti e capire fino a che punto la tua assenza può cambiarla? Al suo arrivo ero già sul posto, nascosta dietro una porta socchiusa, un accorgimento che mi permetteva di vedere senza essere vista e di constatare che il mio amico non poteva che prendere a nolo Anna - detto per inciso, non ho mai saputo se il piacere andava oltre l'obbedienza: in altre parole, se T. l'attirava o meno. Dopo averle nascosto gli occhi sotto una benda di velluto nero, ho potuto uscire dal mio nascondiglio. Mi sono avvicinata ad Anna senza cercare di evitare quei rumori che avrebbero potuto rivelarle una nuova presenza. Il momento della prova era a portata di mano, la mia mano che ho appoggiato, senza proferire parola, su una delle sue braccia nude. Lei ha fatto un brusco movimento, come sotto l'effetto di un profondo malcontento o di una scarica elettrica. Perché insistere? La prova che cercavo era lì, in questo sgarbato rifiuto: e l'avevo toccata con mano. Strana sensazione, quella di essere rifiutata e di gioirne! È così che la sconfitta della seduttrice confermava il potere della dominatrice. Il giorno dopo Anna mi ha parlato di una donna anonima - immaginava fosse la moglie di T. Non ha mai sospettato che di questa donna io conoscessi il nome e che quel nome fosse il mio. Mai sospettato? Sul momento no, ma più tardi, dopo averci riflettuto sopra? Ormai questo non ha più nessuna importanza. Una cosa è accettare per ragioni affettive di farsi sottomettere o di diventare dominatrice, un'altra è mostrarsi degna del proprio ruolo e mantenersi tale; per conservare il proprio status, non fosse altro che ai propri occhi, sarà necessario ripetere le prove, di quando in quando. In Les Nouveaux Libertins, Véronique Lesueur scrive: "Presa nella trappola della sua nuova identità, la dominatrice non saprebbe rinunciare al suo ruolo pena l'abnegazione di ciò che è diventata". Mi torna alla memoria l'epiteto che un'amica fotografa aveva utilizzato a proposito di una dominatrice che, per farle un favore, si era impegnata a dominare un masochista canuto di cui ignorava che una delle grandi passioni consisteva nell'ingoiare dei lombrichi vivi appena usciti dalla terra, spettacolo davanti al quale, intrepida, non si era indebolita anche se lui le faceva venire la nausea. Questo epiteto era "coscienziosa". La coscienziosa veramente tale, com'è ovvio, ha delle piccole crisi. Era questo il caso quando lei si tormentava all'idea di non aver forse risposto esattamente alle aspettative di un sottomesso, o a quella di non possedere né gli accessori né l'equipaggiamento, particolarmente ricco, di un castello tedesco che aveva visitato ecc. Per dirla tutta, non si sentiva all'altezza. Inutile orientarla verso il suo stesso piacere; doveva ascoltare il sottomesso per ottenerne, in cambio, una riconoscenza degna di autenticare un titolo minacciato di decadere. Le coscienziose formano il grosso del contingente delle "buone dominatrici", infermiere in rosso e nero, mentre il resto è costituito da padrone paganti la cui coscienza, questa volta professionale, corrisponde a un concetto ben compreso del mestiere. Immagino che fosse a lei che si riferiva un habitué quando ha dichiarato ad alcuni amici che L., conosciuta qualche anno prima sulla piazza di Parigi, "offriva, a suo avviso, il miglior rapporto qualità/prezzo". (estratto da Le petit carnet perdu, ed. Fayard) |